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Shiatsu&Alzheimer: riprendono attività e ricerca

‘Shiatsu&Alzheimer’ è un progetto nato nel 2015 e interrotto a causa dell’emergenza Covid-19. Riprendono oggi attività e ricerca alla Residenza Protetta Non ti scordar di me. Obiettivi: benessere dei pazienti e proseguire lo studio qualitativo sull’efficacia del tocco nei disturbi del comportamento.

Lo Shiatsu, quale terapia non farmacologica (TNF) basata sul tocco e sul contatto, ha dimostrato infatti di essere efficace su alcuni disturbi del comportamento. Questo è stato ampiamente illustrato nella mia tesi di laurea che mostra i dati raccolti su450 trattamenti effettuati a 20 persone con demenza, in prevalenza Alzheimer, ad uno stadio moderato-severo di malattia.

L’importanza di questo studio è dovuta oltre all’elevato numero di trattamenti, anche alla carenza di materiale relativo al tocco e al contatto in questa patologia. Seppure sia ampiamente condivisa l’idea che essere toccati è un bisogno primario dell’essere umano, il tatto di solito non fa parte della routine quotidiana nell’assistenza alle persone con Alzheimer o altra forma di demenza e le principali terapie non farmacologiche adottate nelle strutture di assistenza non si fondano sul tocco. Così, di fatto, esistono pochissimi studi e ricerche a riguardo.

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Come si intende proseguire la ricerca?

Dopo aver evidenziato che il trattamento Shiatsu genera un cambiamento positivo sia nella persona con apatia che nella persona con disturbi di agitazione psico-motoria, si vuole indagare se questo cambiamento può essere a lungo termine. In particolare si vuole valutare l’efficacia del trattamento Shiatsu su pazienti con elevati disturbi di agitazione come logorrea, affaccendamento, aggressività.

Gli strumenti di verifica sono la scheda di valutazione specifica (NPI – Neuropsychiatric Inventory) e i materiali di raccolta dati utilizzati nel precedente studio. Lo studio è partito ad ottobre 2021 e proseguirà fino alla fine dell’anno. Sono state reclutate cinque persone che riceveranno un totale di dieci trattamenti ciascuno.

Quali risultati ci si attende?

Il primo obiettivo è comunque sempre quello di offrire alla persona che riceve il trattamento un momento di rilassamento e di quiete; rispetto a questo obiettivo l’aspettativa di riuscita è ormai molto alta visti i risultati raggiunti nell’esperienza passata.

Il secondo obiettivo è decisamente più ambizioso. In persone così gravemente compromesse dalla malattia i miglioramenti a lungo termine in sono difficili da raggiungere; ciò che ci fa credere che sia possibile è un caso, quello che fu chiamato il ‘caso studio’ della prima esperienza.

Il caso studio del 2015

Il Progetto ‘Shiatsu&Alzheimer’ prese il via nel 2015 grazie all’Associazione Alzheimer Orvieto. Fu individuata una persona che ricevette un lungo ciclo di trattamenti durante il quale la terapia farmacologica restò invariata. Alla fine del percorso la valutazione della scheda NPI era nettamente migliorata.

Questo risultato generò fiducia nello Shiatsu. Sia da parte dell’Associazione Alzheimer Orvieto, che all’epoca sosteneva il Progetto, sia da parte della struttura, che lo ospitava.
Ciò che determinò lo spostamento da un obiettivo a lungo termine verso un obiettivo ‘prima/dopo’ il trattamento fu l’impossibilità di mantenere invariata la terapia farmacologica per più di un paziente per un lungo periodo di tempo.

Oggi però, alla luce dei risultati raggiunti con la lunga esperienza pre-covid (da novembre 2015 a febbraio 2020)
si è deciso di ripartire e di puntare ad arricchire lo studio che in questi mesi ha suscitato interesse nel mondo dell’assistenza e delle terapie non farmacologiche.

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Photo by Daniela Piola

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