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Stimolazione Cognitiva nelle demenze.

La Stimolazione Cognitiva è un intervento non farmacologico che mira a mantenere attive funzioni cognitive quali memoria, attenzione, ragionamento, linguaggio, orientamenti, abilità visuo-spaziali…

In presenza di deficit cognitivi dovuti all’età avanzata e/o a demenze anche di tipo Alzheimer si parla di ‘stimolazione’ e non di ‘riabilitazione’. Infatti, in un programma di interventi si parla di riabilitazione quando si ha come obiettivo quello di riportare la persona ad una condizione premorbosa. Ad esempio, se una persona ha avuto un ictus cerebrale può impostare il proprio percorso di riabilitazione con l’intento di recuperare tutte o parte delle funzioni compromesse dall’evento. Nelle patologie neurodegenerative croniche e irreversibili questo recupero non è possibile, mentre è possibile favorire il mantenimento delle abilità residue rallentando e stabilizzando i sintomi.

L’efficacia della Stimolazione Cognitiva si fonda sugli studi circa la neuroplasticità. La neuroplasticità è la capacità perenne del nostro cervello di modificare la propria struttura nel corso del tempo in risposta all’esperienza. Per struttura si intende sia l’insieme dei neuroni che costituiscono il cervello sia la fitta rete di interconessioni che essi stabiliscono fra loro e che danno ‘vita’ alle funzioni cognitive. Il cervello, se lo teniamo allenato, è in grado di superare circuiti danneggiati costruendo reti neuronali alternative. 

In una persona molto anziana o con una patologia neurodegenerativa cronica tutto questo si traduce nella possibilità di stimolare i circuiti neuronali esistenti, o crearne di nuovi, permettendogli ad esempio di mantenere il ricordo di episodi della propria vita, il significato di parole o immagini, di saper rispondere al citofono piuttosto che preparasi un caffé. Grazie ad esercizi studiati sulla persona (profilo cognitivo, preferenze, contesto di vita…) e ad un programma settimanale altrettanto mirato (frequenza, intensità, durata dell’intervento…) si possono ottenere risultati incoraggianti.

Che cosa si intende per “la persona è al centro dell’intervento non farmacologico”?

Si intende che tutto l’intervento è calibrato su di lei, sui suoi bisogni, limiti e possibilità. Ad esempio gli esercizi proposti non dovranno essere mai né troppo semplici, la persona si sentirebbe svilita, né troppo complessi, in questo caso si sentirebbe in difficoltà; l’esercizio deve essere alla sua portata. L’incontro non deve essere vissuto dalla persona come un insieme di compiti da svolgere ma piuttosto come uno spazio coinvolgente, creativo e positivo. 
Se l’intervento di Stimolazione Cognitiva è realizzato in un clima di rispetto e divertimento esso promuove un senso di inclusione e socializzazione.
L’Operatore è responsabile della qualità dello ‘stare insieme’ con la persona assistita massimizzando le sue risorse e grazie ad un atteggiamento empatico, sereno, accogliente.  

Come incide sulla qualità della vita della persona con demenza?

In un contesto quale quello delle malattie neurodegenerative croniche per parlare di ‘qualità della vita’ è necessario appoggiarsi alla definizione che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dato della salute.

“la salute è uno stato caratterizzato da un completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente dall’assenza di malattie o infermità”

Così dobbiamo capovolgere il concetto non potendo escludere la malattia e l’infermità. Per offrire benessere alle persone con demenza e deficit cognitivo dobbiamo puntare su tutti gli altri aspetti della vita:

  • contesto dei sistemi culturali e dei valori di riferimento nei quali è inserita
  • obiettivi, aspettative, interessi
  • emozioni, sentimenti, stati d’animo

Inoltre, la malattia non deve essere considerata come un fatto patologico isolato ma deve essere considerata in termini di sofferenza globale che essa determina. Gli interventi non farmacologici mirano tutti a sostenere questa sofferenza.

 

Photo by Daniela Piola

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